La Regione Emilia-Romagna sta lavorando ad un provvedimento urgente (andrà in Assemblea Legislativa entro ottobre) che stabilirà l’esonero per l’intero territorio dei Comuni montani rispetto alle misure previste nel Piano aria integrato regionale (Pair 2020), che prevedeva il divieto di utilizzare caminetti e stufe alimentate a biomassa legnosa nella fascia collinare sotto i 300 metri di altitudine.
L’UNCEM, raccogliendo le preoccupazioni dei sindaci dei Comuni con porzioni di territorio sotto tale quota, si è prontamente attivata verso la Regione per trovare una rapida soluzione a questa limitazione.
La proposta avanzata dall’UNCEM è stata quella di escludere dal divieto tutti i Comuni classificati montani dalla Legge regionale sulla Montagna (L.R. 2/2004) per l’intero loro territorio. Infatti, in questi Comuni da sempre è in uso la legna da ardere per alimentare stufe e caminetti quale fonte di riscaldamento domestico primaria o integrativa, essendo una risorsa energetica presente in loco spesso derivante da una gestione dei boschi di proprietà per autoconsumo.
L’UNCEM ha messo in evidenza che l’apporto di inquinanti, quali le polveri sottili, da questi territori costituiti da piccoli centri abitati e case sparse è irrilevante. L’assessore regionale all’ambiente e alla montagna, Paola Gazzolo, ha colto questa esigenza e si è subito attivata per trovare una soluzione.
Il presidente dell’UNCEM Emilia-Romagna Giovanni Battista Pasini, che si era fatto portavoce delle preoccupazioni dei sindaci, ha dichiarato: «Sono soddisfatto del veloce esito positivo della vicenda riguardo a limitazioni assolutamente non applicabili nei territori montani che, notoriamente, vedono caminetti e stufe fra i principali strumenti per riscaldarsi e cucinare».
Occorre precisare che le norme contenute nel Piano aria della Regione Emilia-Romagna derivano da un accordo sottoscritto con le Regioni del bacino padano (Piemonte, Lombardia e Veneto) a seguito del processo di infrazione dell’Unione Europea per l’inquinamento della Pianura padana, particolarmente presente e pericoloso nella stagione invernale, dove le polveri sottili anche derivanti dalla combustione delle biomasse legnose in impianti obsoleti e non a norma ne sono una causa significativa.
Il Presidente dell’UNCEM ha poi sottolineato che: «La soluzione individuata non deve far venire meno l’impegno di tutti i cittadini, anche in montagna, ad adeguare i propri impianti e strumenti di riscaldamento domestico, compresi quelli a biomassa legnosa, per limitare l’emissione in atmosfera di inquinanti. L’utilizzo della legna e la biomassa legnosa derivante dalla gestione dei nostri boschi sono una risorsa per l’economia montana che va ulteriormente sviluppata e questo è possibile farlo con impianti moderni che abbattono le emissioni nocive».