La Legge regionale n. 7 del 6 luglio 2012, recante “Disposizioni per la bonifica”, all’articolo 3 prevede che “l’introito derivante dalla contribuenza montana venga destinato alla progettazione, esecuzione, manutenzione ed esercizio delle opere e degli interventi di bonifica dei territori montani
quale beneficio di presidio idrogeologico, fatta salva la quota proporzionale relativa alla copertura delle spese generali di funzionamento del Consorzio”. Una impostazione nuova rispetto al passato, quando poca parte delle contribuzioni provenienti dalla montagna venivano effettivamente reinvestite su quei territori.
In attuazione dell’articolo 3 della L.R. n. 7/2012 è poi stato sottoscritto nel 2013 un Protocollo d’intesa fra Regione Emilia-Romagna, UNCEM e URBER (l’Unione regionale delle Bonifiche), con l’obiettivo di “attuare linee comuni e di pervenire ad un quadro condiviso nell’ambito della programmazione di interventi di difesa del suolo in montagna”.
«Nonostante ciò, siamo ancora lontani dalla piena attuazione della legge regionale – dice il presidente dell’UNCEM Emilia-Romagna Giovanni Battista Pasini – con la destinazione di una percentuale veramente significativa alla montagna delle risorse derivanti dalla contribuenza di quelle aree. I dati del 2015 dicono che, su una contribuenza di 16 milioni di euro, ne ritorna all’Appennino soltanto il 60 per cento: una percentuale che dovrebbe essere molto più alta. A questo proposito, una verifica sullo stato di attuazione della legge regionale e degli impegni assunti nel Protocollo sarà effettuato nel corso della prossima conferenza fra gli Enti firmatari convocata dalla Regione per il 30 maggio prossimo. Tuttavia – conclude Pasini – c’è da dire che alcuni Consorzi di bonifica dimostrano un serio impegno nella direzione richiesta dalla normativa».
Un esempio positivo, in questo, è rappresentato dal Consorzio di bonifica Emilia Centrale che – come conferma il commissario straordinario Franco Zambelli – nel bilancio di previsione 2017, a fronte di contribuenze per 2 milioni 848.000 euro, impegnerà per lavori nelle aree montane (l’intera provincia di Reggio Emilia e metà di quella di Modena) 1 milione 612.000 euro, pari al 57 per cento. Se a questi numeri si aggiungono poi i 550.000 euro per il personale destinato ai lavori montani (7 geometri e 2 dirigenti part-time), la percentuale aumenta di un altro 20 per cento, senza considerare le spese che il Consorzio sostiene per mantenere le sedi decentrate di Sassuolo e Castelnovo ne’ Monti dedicate alla montagna.