Appennino Bolognese: il Centro ENEA del Brasimone candidato ad ospitare la ricerca europea per l’energia pulita

Appennino Bolognese: il Centro ENEA del Brasimone candidato ad ospitare la ricerca europea per l’energia pulita

Il Centro ENEA del lago del Brasimone, nel territorio bolognese di Camugnano, è stato ufficialmente candidato dalla Regione Emilia-Romagna ad ospitare un centro di ricerca europeo per testare la produzione di energia attraverso le nuove tecniche della fusione nucleare, previsto nell’ambito

del progetto europeo Divertor Tokomak Test (DTT). I dettagli della decisione assunta dalla Giunta sono stati comunicati in Commissione politiche economiche, presieduta da Luciana Serri e dall’assessore alle Attività produttive e piano energetico, Palma Costi.
Il progetto vale complessivamente 500 milioni di euro - comprese le fasi di ricerca, progettazione, sperimentazione e installazione dell’impianto pilota - e prevede la realizzazione di un mini-reattore innovativo capace di produrre energia pulita e senza impatti ambientali. L’Italia è stata individuata quale paese in cui sviluppare il progetto e la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con la Regione Toscana, l’ENEA, l’Università di Bologna e il sistema dei Comuni dei due versanti dell’Appennino, non ha solo individuato il Centro del Brasimone come candidato ad ospitare l’impianto pilota, ma ha anche previsto di mettere a bilancio le risorse necessarie a sostenerlo, pari ad almeno 15 milioni di euro in 7 anni.
I tecnici di ENEA hanno posto in risalto il fatto che il progetto del mini impianto DTT sia interamente italiano e che di certo rappresenterà un’opportunità per l’intera filiera produttiva del Paese impegnata nel settore dell’energia, mentre dalla Regione si mette in evidenza come esso “rappresenti una grande opportunità per lo sviluppo economico e la generazione di occupazione nel territorio montano”. Sono infatti previsti circa un migliaio di occupati a fine progetto, altra buona ragione che ha spinto l’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese a sostenere il progetto.
«C’è la consapevolezza da parte dei sindaci - ha detto il presidente dell’Unione Romano Franchi - che questo tipo di ricerca non porta solo sviluppo economico, ma che in futuro potrà fornire anche risposte ai tanti problemi energetici ed ambientali attuali, costruendo centrali in grado di produrre energia pulita ed inesauribile, senza scorie e rischi di inquinamento».

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