L’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese punta sull’agricoltura biologica e a diventare il primo “biodistretto” dell’Emilia-Romagna. Sono già stati avviati sul territorio una serie di incontri con le Associazioni di categoria del settore agricolo per individuare un percorso che possa condurre l’Unione
a candidarsi a biodistretto, un’area cioè che valorizzi l’economia e le tradizioni locali attraverso, da una parte, la ricerca di mercati locali per i produttori, il riconoscimento del valore dell’agricoltura biologica, l’attivazione di servizi territoriali e, dall’altra, la valorizzazione della sicurezza alimentare, ponendo l’attenzione sui luoghi e i processi di produzione del cibo.
La valorizzazione dei prodotti biologici si coniugherà quindi con la promozione del territorio con una forte e favorevole ricaduta turistica. Il più recente trend che vede in Emilia-Romagna, come in tutta Italia, un autentico boom per il “turismo verde” che, in controtendenza con la crisi, negli ultimi dieci anni ha visto raddoppiare praticamente il suo fatturato, dice che occorre puntare alla qualità, favorire la crescita dell’agricoltura biologica, saper comunicare un paesaggio ricco di bellezze naturali, ma anche di cose buone e salutari da gustare.
Il presidente dell’Unione dell’Appennino Bolognese, Romano Franchi, crede molto nella candidatura a biodistretto del proprio territorio, già in gran parte convertito all’agricoltura biologica, dove - ha detto - “I produttori non possono competere sul fronte della quantità, dove ci sono multinazionali che raggiungono facilmente la grande distribuzione. Possono però competere sulla qualità, sulle esigenze di consumatori attenti alla sicurezza alimentare ed alla tracciabilità della filiera”.