SINDACI DELLA MONTAGNA - La parola al sindaco di Casola Valsenio, Giorgio Sagrini

SINDACI DELLA MONTAGNA - La parola al sindaco di Casola Valsenio, Giorgio Sagrini

Sindaco Sagrini, può tracciare in poche righe un profilo del suo Comune “in positivo”?
Lo scrittore Alfredo Oriani, che visse a Casola Valsenio, nella villa e nella tenuta del Cardello, dove morì il 18 ottobre 1909, nel racconto

“Mani Bianche” disse di Casola “… egli è forse il più grazioso e pittoresco paesello della Romagna”. Citazioni letterarie a parte, Casola, nell’alta valle del Senio, è l’unico comune interamente montano della provincia di Ravenna, collocato fra la Toscana a sud e la provincia di Bologna a ovest, caratterizzato da un territorio densamente forestato, dove boschi di conifere, querce, frassini e carpini si alternano con ampi castagneti da frutto, che ne connotano a caratterizzano visivamente il paesaggio.
La presenza di significative emergenze ambientali e storico architettoniche caratterizza Casola e il suo territorio: la Vena del Gesso romagnola; l’antica abbazia benedettina di Valsenio; la villa del Cardello, in origine foresteria dell’abbazia; i resti della Rocca di monte Battaglia, sullo spartiacque tra Senio e Santerno, luogo di memoria dell’ultimo conflitto mondiale; il fiume Senio, con il parco fluviale urbano; monte Cece, altro luogo della memoria; le colline e i monti dell’Appennino e i numerosi percorsi escursionistici che consentono di goderne la straordinaria bellezza; la Torre civica, le vie, i vicoli e le piazze del borgo antico di Casola; i resti dell’antica chiesa di Sopra, sul colle che sovrasta l’abitato di Casola; …e da ultimo, ma non ultimo, il Giardino delle Erbe “Augusto Rinaldi Ceroni”, 4 ettari terrazzati, caratterizzati dalla presenza di lavandeti di diversi colori, dove sono coltivate oltre 400 essenze di piante e erbe officinali e dove è possibile visitare un arboreto che accoglie le diverse tipologie di “frutti dimenticati”.
Attorno a questi ambiti, Casola ha costruito negli anni la propria immagine, fino a fregiarsi del titolo di “Paese delle Erbe e dei Frutti dimenticati” e dando vita a importanti manifestazioni ed eventi - da ascrivere a merito dell’associazionismo locale e delle imprese agricole - che attirano ogni anno migliaia di persone.

Di contro, quali sono i principali problemi che affliggono il suo Comune?
Sono gli stessi problemi, le stesse criticità che affliggono la maggior parte dei Comuni e dei territori montani dell’Appennino Tosco-Emiliano e Tosco-Romagnolo.
Casola Valsenio, caratterizzato da un’economia agricola mezzadrile, nella seconda metà del secolo scorso ha subito - come la gran parte dei territori appenninici - le conseguenze dell’esodo delle popolazioni rurali e dello spopolamento delle campagne.
A questo si è fatto fronte con un’intensa opera di riforestazione dei terreni abbandonati, che, negli anni ’60, ’70 e ’80 del Novecento è stata fonte di lavoro per decine di operai e operaie forestali. Lavoro che tuttavia non ha evitato gli effetti dell’esodo. Alla fine degli anni ’40 del XX secolo, Casola aveva oltre 5.000 abitanti, oggi ne ha poco più di 2.500.
Accanto alla crescita di alcune importanti attività industriali si è comunque mantenuta un’importante, significativa e qualificata presenza dell’economia agricola, per la quale è importante promuovere e attuare - a partire dalla programmazione agricola del prossimo PSR - ogni azione utile a tutelare il lavoro degli agricoltori e la redditività delle produzioni agricole: è questa la miglior strategia di contrasto dell’esodo e dell’abbandono delle campagne delle aree appenniniche.
C’è poi da perseguire, con tutte le azioni utili e possibili, il contrasto del calo demografico della popolazione, che è ripreso dopo la drammatica crisi finanziaria post 2008.
Malgrado i passi avanti fatti in questi anni, il divario digitale, l’assenza di “copertura” in intere porzioni del territorio, continua a rappresentare una della maggiori criticità.
Altra criticità da affrontare, è la difficoltà a garantire l’adeguata manutenzione del territorio e delle sue infrastrutture: edifici pubblici, patrimonio edilizio urbano e patrimonio edilizio rurale, strade comunali e vicinali, ponti, opere idrauliche, patrimonio forestale e boschivo. L’attenzione su tutto questo è massima, ma servirebbero risorse e mezzi decisamente, significativamente più consistenti.

Quali sono gli interventi prioritari per risolvere questi problemi? In quale direzione state lavorando? Servirebbero risorse esterne?
E’ importante dare continuità, rafforzare e implementare la destinazione di risorse per gli investimenti e per la manutenzione del territorio montano, delle sue infrastrutture e del patrimonio edilizio. E in questo contesto si deve considerare e valutare la diversità tra Comuni montani e Comuni parzialmente montani, ché si tratta di realtà diverse dove i primi sono oggettivamente più svantaggiati dei secondi.
In questo è importante considerare l’andamento demografico, la dimensione territoriale, la dimensione - da accertare in maniera oggettiva - delle infrastrutture viarie comunali (strade, ponti, ecc.) a servizio delle aree rurali montane e delle imprese agricole che vi operano.
C’è da ripensare la legislazione nazionale sulla montagna e la legislazione sulle cosiddette Aree interne, ché tutta la dorsale appenninica è area interna, svantaggiata, da tutelare, promuovere, e non solo alcune parti di essa.
Per il recupero del patrimonio edilizio urbano e rurale sarà decisiva la possibilità di accedere ai benefici fiscali previsti dalla normativa sui Bonus edilizia e, in particolare, quella per il Superbonus. Così come sarà decisivo dare continuità nel tempo al provvedimento che finanzia l’acquisto della prima casa per chi abita o decida di abitare in un comune montano.
Il fine è il miglioramento delle condizioni abitative della popolazione che vive e lavora nelle aree rurali del territorio montano e così per la popolazione che vive nei centri urbani, anche per favorire la permanenza e contrastare il calo demografico con la qualità dei servizi, le opportunità di lavoro, il superamento del divario digitale - che si prevede di realizzare finalmente con la realizzazione del programma della banda ultralarga -, la facilitazione e l’abbattimento dei costi di accesso ai servizi (sanitari, scolastici, ecc.) disponibili nelle città vicine.
In questo senso è fondamentale rafforzare gli strumenti di compensazione dello svantaggio territoriale, per esempio con specifici provvedimenti di fiscalità di vantaggio a favore di famiglie, lavoratori e imprese;  elevando l’apporto del fondo della tariffa idrica per gli interventi ambientali finalizzati alla riproducibilità della risorsa idrica in montagna, con l’annunciato azzeramento degli abbonamenti per il trasporto scolastico.
In generale serve una svolta, una nuova e articolata strategia per le aree montane dell’Appennino emiliano-romagnolo: la costituzione dell’assessorato per la Montagna e i contenuti specificamente dedicati a questo obiettivo nel programma di mandato del presidente Bonaccini e della sua Giunta, fanno ben sperare che le cose possano cambiare. Per tutto questo saremo al fianco della Regione e delle nostre popolazioni.

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